Sgombriamo il campo dalla Sardegna così come viene raccontata dalla Deledda: intrisa di mito, di sogno, naturalmente anche di crudezza, ma piena di leggenda e malinconia. Qui il mito s’interseca con la storia di due ragazze coinvolte in una storia di sacralità e misticismo che con occhio antropologico Leila Boiardo è riuscita a rappresentare. Una delle due cugine rivendica di aver visto l’apparizione di un santo durante una messa, urlando. Naturalmente la ragazza non verrà creduta e sarà mal giudicata dalla gente del paese finchè una vecchia beghina l’aiuterà a intraprendere il percorso di ascesi e a coinvolgere sua cugina. Fatto di atmosfere in cui si intrecciano misticismo e credulità, la storia è probabilmente basata su un percorso d’identità e di autoaffermazione. A volte sembra strano ma l’autoaffermazione passa anche per un sostrato misticheggiante. Certo se è poi condotto da una vecchia beghina diventa una pratica pericolosa mista tra superstizione e suggestione. Quando s’impara che in certi luoghi dell’entroterra sardo la vita è difficile e le stesse relazioni sociali cono fondate sulle chiacchiere, sui sospetti e sui vecchi pregiudizi che coinvolgono le donne, si ha una visione un po’ pessimistica e non piacevolmente disincantata come fu lo sguardo della Deledda. Cito la Deledda proprio perché in questa scrittrice il bisogno dell’autoaffermazione era basato soprattutto sulla razionalità e sull’astrazione dei personaggi. Lei stessa che non credo fosse diplomata, fu una delle prime scrittrici a vincere il Nobel. La razionalità e il misticismo sono le due vie verso l’affermazione e la realizzazione di se. Leila Boiardo affronta il secondo tema seguendo un occhio scrutatore sulla psicologia dei personaggi, vittime dei pregiudizi paesani, desiderose di rivalsa imboccando strade pericolose.

La Santa di Leila Baiardo
Ed. Le Commari
ISBN 9791281362017

La recensione è di  M.S., per la redazione Blue Room