L’ultimo romanzo di Melania Mazzucco è un’opera ponderosa, frutto di una ricerca lunghissima e meticolosa dell’autrice sul personaggio storico misconosciuto di Plautilla Briccia.

Siamo nella Roma del ‘600 e ancora una volta Mazzucco si tuffa nel periodo storico barocco facendone emergere personaggi più o meno famosi, la mentalità, i rapporti di potere, gli intrighi e le rivalità della Roma dei papi, un mondo insieme bigotto e libertino.

L’autrice, molto prolifica e appassionata intenditrice di storia dell’arte, ha già dato prova del suo talento in questo ambito. Ne “La lunga attesa dell’angelo” ha infatti ricostruito le vicende biografiche e i complessi rapporti familiari del Tintoretto inseriti nella Venezia di fine ‘500, magistralmente tratteggiata.

Questa volta a suscitare la curiosità e l’interesse dell’autrice è una donna, appunto Plautilla, figlia di Giovanni Briccio, personaggio geniale ed eclettico, materassaio di professione ma anche pittore, musicista, attore, poeta. Sarà lui a curare l’istruzione della figlia, a indirizzarla alla pittura e a lanciarla nel mondo degli artisti.

Il libro si apre con l’episodio, significativo per la vita e la formazione della protagonista, della balena arenatasi a Santa Severa, meta di curiosi e studiosi che partivano da Roma per vederla e ritrarla. Anche il Briccio, naturalista dilettante, si recherà a vedere la carcassa del cetaceo portando con sé la piccola e curiosa Plautilla. Da quell’escursione il Briccio riporterà un oggetto, un piccolo dente della balena, che Plautilla conserverà gelosamente fino alla morte, simbolo del desiderio di conoscenza e di creazione (“le cose che non conosciamo esistono da qualche parte. E noi dobbiamo cercarle, o crearle”). La vita di Plautilla sarà lunghissima, segnata da dolorosi lutti familiari e da una vicenda sentimentale clandestina ma intensa.

Seguendo gli insegnamenti paterni Plautilla coltiverà le sue passioni studiando e dipingendo, ma soprattutto progettando un edificio, uno solo, che verrà costruito sul Gianicolo e a cui deve l’appellativo di architettrice, come lei stessa si definisce.

Il tutto sullo sfondo di una Roma caotica, dove convivono una plebe misera e stracciona e i ricchi e potenti nobili ed ecclesiastici con la loro corte, di cui fanno parte i maggiori artisti dell’epoca. Mirabili e tremende le pagine dedicate alla piena del Tevere e alla peste.

Ma Melania Mazzucco non si limita a portarci nella Roma del ‘600: l’edificio che Plautilla ha progettato è quello che verrà denominato, per la sua forma, il Vascello, intorno al quale si svolgeranno i sanguinosi combattimenti del giugno 1849 tra i volontari mazziniani e garibaldini che difendono La Repubblica Romana e le truppe francesi.

Ecco allora i capitoli (“intermezzi”) dedicati a questo luogo e a questi eventi, visti attraverso gli occhi di Leone Paladini, pittore e volontario garibaldino. E di nuovo la vivezza della prosa dell’autrice ci porta a vivere quelle giornate drammatiche quando vengono cancellate nel sangue le speranze e le illusioni dei giovani rivoluzionari dell’epoca.

Mazzucco ancora una volta è riuscita a costruire un’opera potente, densa di personaggi e di storie, su cui svetta la protagonista femminile, altrimenti destinata all’oblio, emblema delle potenzialità della donna quando il suo talento viene coltivato e incoraggiato.

La recensione è di Franca Fucili, che ha letto questo libro e l’ha raccontato per il Blue Room.

 

L’ARCHITETTRICE di Melania G. Mazzucco

Ed. Einaudi, 2019 Supercoralli

 

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