A giugno si è svolto l’ultimo incontro del Gruppo di Lettura di Blue Room (a proposito… sarà il caso di dare un nome a questo gruppo?) e come accade da qualche tempo uno dei partecipanti ha voluto affidare a carta e penna qualche considerazione sul libro letto e sulla discussione che ne è scaturita, con l’intenzione di condividere anche fuori dalle mura della libreria le impressioni raccolte e magari stimolare qualche nuova adesione. Ricordo che la partecipazione al gruppo è gratuita, impegna solo un paio d’ore una volta al mese (di solito il giovedi) e l’unica condizione è l’acquisto del libro esclusivamente da Blue Room. Vi lascio alle riflessioni del “portavoce” e vi do appuntamento al 25 settembre per il primo appuntamento della prossima stagione.
Nello scorso mese di giugno il Gruppo di lettura ha tenuto la sua ultima riunione prima della consueta pausa estiva. Questa volta il libro da discutere era Il re ne comanda una di Stelio Mattioni, edito da Cliquot. Ma non è del libro che voglio parlarvi, bensì dello spirito che ha animato il Gruppo.
Come spesso accade all’inizio degli incontri, alla fatidica domanda su cosa ne pensino i partecipanti del libro appena letto, un silenzio appena appena imbarazzato viene pian piano rotto dall’accavallarsi delle impressioni che ognuno vorrebbe esprimere. Questa volta sono numerosi coloro che denunciano una pesantezza della prima parte, ma che viene riscattata dalla seconda, movimentata e a tratti quasi teatrale e comunque con diversi spunti per dare al racconto varie interpretazioni o per trovare spiegazioni a episodi e situazioni incontrati nel corso della lettura.
Una lettrice del Gruppo racconta che, interrogata da conoscenti o amici su quale libro stesse leggendo, ha mostrato la copertina scoprendo sui loro volti le espressioni perplesse di chi non ha mai sentito nominare quel titolo e quell’autore.
Ma è il rischio che si corre quando si fanno delle scelte di lettura che in genere escludono il pluripremiato e pubblicizzatissimo ultimo libro del Tizio o il capolavoro di Caio: di loro tutti hanno già detto e scritto tutto.
Ecco invece che la discussione all’interno del Gruppo, fa emergere aspetti che non tutti hanno osservato, ovvero fa avanzare da parte di uno ipotesi e spiegazioni che incoraggiano un altro ad esporsi raccontando la sua personale visione di un passo o i collegamenti che gli ha fatto nascere con altri libri o fatti di cronaca e vicende reali che hanno segnato l’epoca in cui il libro è stato scritto.
Nello svolgersi della discussione ecco che qualcuno avanza l’ipotesi che si tratti di un sogno, che la protagonista non abbia realmente vissuto quanto viene raccontato, ma lo abbia semplicemente immaginato. Qualcun altro sottolinea le caratteristiche dei vari personaggi femminili, rilevando come il loro poco spessore sembri finalizzato a far risaltare la ribellione della protagonista.
Altri fanno notare che l’autore, considerato che il libro esce nel 1968, sembra rifarsi a eventi che hanno inciso sulla società italiana negli anni precedenti e precorrere mutamenti che l’hanno interessata pochi anni dopo. Al 1965 risale la vicenda di Franca Viola che rifiuta il matrimonio riparatore, vergognosamente considerato estintivo del reato di violenza carnale, che solo nel 1981 verrà abolito assieme al delitto d’onore. Del 1963 è invece l’abolizione dello ius corrigendi del marito nei confronti della moglie oltre che dei figli, mentre nel 1969 viene dichiarato incostituzionale l’articolo del codice penale che puniva unicamente l’adulterio della moglie.
Un’altra osservazione è indirizzata a Orlando, il personaggio maschile principale, il despota della casa in cui si svolge la vicenda, che non si capisce da dove tragga il suo potere di tiranneggiare gli abitanti della stessa e in virtù di che cosa costoro si sentano in dovere di ubbidirgli.
La sola voce che si leva a contrastarlo è quella di Tina, la protagonista, che è sì riuscita a fuggire dal marito alcolizzato con le due figlie Pupetta e Millina, ma quest’ultima tornerà dal padre, mentre la più grande si integrerà nella casa/fabbrica governata da Orlando e sembra destinata a soccombere alla sua voracità dominatrice.
Giuste o forzate che siano tutte queste considerazioni, sono però riuscite a farci trascorrere in modo animato il tempo dedicato alla discussione e, seppure ci lasciano con il dubbio che Tina sfuggendo al marito sia incappata in una soggezione peggiore, ci troviamo tutti d’accordo che comunque hanno contribuito a mutare alcune delle posizioni iniziali e la conseguente valutazione dl libro ma soprattutto a considerare bello e stimolante questo confronto di idee.
E allora, arrivederci a settembre!
- IL RE NE COMANDA UNA, di Stelio Mattioni
Ed. Cliquot
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