LA SCELTA

di Walter Veltroni

Da piccolo vidi un palazzo bombardato a san Lorenzo. Conosco la mia città da quando sono nato e per me Roma è equilibrio. Difficile immaginare che settant’anni fa era in preda alla fame, alla guerra, al fascismo, al nazismo, a tutti gli orrori più bestiali che l’uomo del Novecento avesse conosciuto. Non è trascorso molto tempo da allora.  All’epoca c’era molta confusione e divisione. O si stava da una parte o si stava da un’altra.

E’ di divisione che parla il romanzo di Walter Veltroni. Una divisione tremenda, lacerante, fra padre e figlio, l’uno obbediente e servile nei confronti del regime fascista, il secondo invece ribelle, desideroso di libertà per la quale vuole combattere.

E’ psicologicamente difficile immaginare la portata di una tale lacerazione. Prima di tutto perché oggi il dissidio con i genitori fa parte di uno sviluppo adolescenziale tutto sommato normale e anche sano, per la crescita dell’individuo. Ma qui non è in gioco la stessa psicologia dei fatti banali di un’opulenta vita immersa nella quotidianità. Qui è in gioco qualcosa di più. E non parlo solo di ideologia, ma di scelte concrete tra la vita e la morte, di persone come Ascenzo (padre) e Arnaldo (figlio) che si domandano, si chiedono, quale può essere il futuro fra di loro, se ci sarà uno scontro, se ci sarà invece un incontro, se di fronte alla vita privata di due persone qualunque, la scelta, sia quanto mai importante per il loro destino.

Forse è un intreccio. Un intreccio tra il sentimento ribelle di un figlio e le leggi della Storia. Perché qui a dettare lo Statuto è la Storia, sono i cambiamenti e il convincersi che prima, ciò che era stato prima gli eventi della caduta del fascismo, era soltanto un bluff, imbevuto di una propaganda e di una retorica in una società destinata ad essere spazzata via.

LA SCELTA di Walter Veltroni
Ed. Rizzoli, 2022

L’articolo è di  M.S.

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